Roberto Commentucci, Sara ErraniExcalibur
Sara e il suo coach Pablo hanno girato i quattro angoli del pianeta, prima nell’inferno degli ITF, i tornei minori, poi nel circuito WTA, un mondo tanto dorato quanto spietato. Hanno percorso insieme una lunga strada che ha portato la giovane tennista dal numero 500 alle prime dieci del mondo nel ranking di singolare e numero uno al mondo nel doppio nel quale, insieme a Roberta Vinci, si è aggiudicata quattro prove del Grande Slam. Un risultato che pochi, specie in Italia, avevano creduto possibile. Il momento di svolta nella sua carriera avviene quando Sara scopre la sua nuova racchetta, la sua nuova “arma”. E’ stato detto e scritto tante volte. Tra tutti gli sport, il tennis è forse quello che più da vicino ricorda i duelli cavallereschi, quelli dei poemi epici, delle saghe nordiche. La lotta dell’uomo contro l’uomo. Non c’è il pareggio, nel tennis. Nei poemi epici, i guerrieri trovavano coraggio, esorcizzavano la paura, affidandosi al loro equipaggiamento. E così davano un nome alle corazze, ai corni da guerra, alle spade. Ecco allora che Sara Errani battezza la sua nuova arma Excalibur. Sente che essa è stata a lei destinata non per caso, ma per un disegno superiore. Ne fa il suo talismano, il suo mantra, il segreto della sua forza. Partita dopo partita, il racconto di come tra entusiasmo, impegno, dedizione e sacrificio, Sara raggiunge la vetta: dopo quel match vinto in capo al mondo, nella fresca sera neozelandese, sul piccolo campo centrale di Auckland, in Australia ha imparato, ha capito che anche lei può comandare il gioco, che anche lei può tirare vincenti a ripetizione, anche lei può fare a pallate con le ipervitaminiche valchirie del Tour femminile.