Chicco Evani, Lucilla GranataNon chiamatemi Bubu
“Poi è arrivata quella punizione: mi sono avvicinato al pallone lentamente, mani sui fianchi, testa bassa, concentrato. Respiro. Rincorsa breve… gol. È stato un attimo. Indimenticabile.”
Come scrive Arrigo Sacchi nella sua bella prefazione “Chicco Evani si racconta in un libro ricco di umanità e aneddoti. Scrive dell’amore che fin da bambino ha avuto per il calcio. Una passione irrefrenabile verso il pallone, definito ‘un amico fidato e sincero’. Parla della sua numerosa famiglia, dei suoi fratelli e dei suoi laboriosi genitori a cui deve tanto, anche se non hanno mai dimostrato il loro affetto”.
Proprio come loro da sempre avaro di manifestazioni di affetto e di parole a causa di quello che definisce una sorta di pudore, nelle pagine di questo libro per la prima volta Chicco Evani si racconta e si apre come non ha mai fatto. Ripercorre i momenti salienti della sua straordinaria carriera, quasi interamente vissuta nelle fila del Milan dove, dice, “sono stato benissimo per tanto tempo e mi sono anche molto divertito. Ho vissuto emozioni incredibili, vittorie straordinarie, ho conosciuto compagni di squadra e amici che non ho mai perso negli anni. Anche dopo la fine della mia carriera”.
Riga dopo riga, pagina dopo pagina emerge il ritratto di una grande persona, di un uomo di valori, di un giocatore eccellente e generoso, di un professionista di altissimo livello e, ora, anche ottimo tecnico.