Felice Gimondi, Maurizio EvangelistaDa me in poi
I campioni assoluti non conoscono l’altra faccia della medaglia. Si comportano da vincenti anche quando gli capita di soccombere, e non smettono mai i panni del leader. Scelgono, decidono, si impongono, poiché il campione è naturalmente un prepotente. Questo vale quasi per tutti, a meno che non ci si chiami Felice Gimondi. Perché anche a un campione può capitare di andare a sbattere contro qualcuno più grande di lui. E di dover rimettere in discussione ogni cosa – progetti, ambizioni, sogni – adattandoli all’ingrata condizione del numero uno che diventa suo malgrado numero due, pur senza arretrare di un centimetro. La leggenda sportiva di Gimondi non è impolverata dal tempo, il suo modo genuino di sfidare la vita è qualcosa che affascina ancora oggi. L’autorevolezza del campione si scioglie nella saggezza dell’uomo che ha sperimentato trionfi e cadute. Gimondi ha scalato tutte le montagne più terribili ma ha dovuto spesso arretrare davanti a un uomo in carne e ossa come lui.