Mario NatangeloCenere
“Ogni volta che ho disegnato una vignetta satirica su qualche disgrazia in cui siano capitati dei morti arrivava sempre il fesso a sbraitare indignato: ‘e se fosse morto un tuo familiare? Ci avresti fatto una vignetta?’. Ecco, adesso posso rispondere a questa domanda e la risposta è questo libro.” Si può scherzare su uno dei lutti più atroci, quello per un genitore? All’indomani della morte della madre, Natangelo – vignettista satirico conosciuto per l’umorismo feroce e spesso al centro di polemiche per i suoi disegni – rivolge le armi dell’ironia verso se stesso e inizia a pubblicare online un diario a fumetti. Disegna, vuole raccontare, prova a condividere il suo dolore una vignetta alla volta, una tavola alla volta. Ne emergono frammenti che viaggiano avanti e indietro nel tempo, un racconto dolce e doloroso, intimo e quotidiano, che – non rinunciando al sarcasmo e alla comicità – analizza la perdita e la mancanza. Intanto, la sua vita lavorativa viene travolta da un grottesco processo politico che si intreccia al dramma personale in una spassosa girandola tragica. “Non c’è niente di più comico dell’infelicità” scriveva Samuel Beckett e in questo racconto Natangelo lo dimostra trasformando la sua infelicità nella più divertente, spietata, tragica delle poesie. E dimostrandoci che, davvero, il riso è la migliore cura per un cuore che sanguina.